Ippocraterosa

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Convegno internazionale sull’infertilità
IN  ITALIA  NASCONO MENO  FIGLI
In Italia 15 coppie su cento sono infertili e nella maggior parte dei casi responsabile è l’uomo. Mentre la donna da quando è adolescente si sottoppone a controlli periodici dal ginecologo, l’uomo non avendo più la visita del servizio militare sottovaluta la sua salute riproduttiva ed evita le visite dell'andrologo.
Tale comportamento influisce notevolmente sulla natività a livello nazionale. Gli ultimi dati Istat parlano di 485.780 nati nel 2015 (17mila in meno, rispetto al 2014) con una media di 1.35 figli per coppia.
Già a 18 anni il 25-30 per cento degli uomini presenta patologie che possono condizionare la nascita di un figlio. Cause di una minore capacità riproduttiva nel maschio sono la riduzione nello sperma del numero degli spermatozoi e una loro minore motilità.
«Un'altra causa, scoperta di recente, è una morfologia alterata della testa degli spermatozoi, che rende più difficile la fecondazione naturale degli ovociti” sottolinea Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione all'European Hospital di Roma.
Recenti studi registrano anche una minore integrità del Dna presente negli spermatozoi. Questa alterazione genetica potrebbe dipendere da un aumento dei radicali liberi nel liquido seminale.
Sbagliati stili di vita, come il fumo, l’alcol e le droghe, ma anche il consumo di anabolizzanti, pratica sempre più diffusa tra i giovani, possono essere causa di infertilità maschile.
Fattore non trascurabile è l’età della coppia, se si decide di avviare un programma riproduttivo in età avanzata.
Tutti questi problemi sono stati affrontati e discussi al Convegno internazionale sull'infertilità di Roma, con sessioni di incontro tra esperti del mondo delle istituzioni, dei media e specialisti nelle diverse branche della medicina.
L’azoospermia, ossia l’assenza nello sperma di spermatozoi - conclude Greco - rappresenta una delle forme più gravi di alterazione riproduttiva maschile, ma molti di questi pazienti potrebbero avere ancora un figlio proprio, avendo scoperto che il 70 per cento di loro presenta degli spermatozoi vitali nei testicoli, prelevabili con una procedura microchirurgica per poi iniettarli in vitro all’interno degli ovociti”.
 
Giancarlo Sansoni
pubblicato il 29 dicembre 2016
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